Luca Carr nato a Milano nel 1956.
Fotografo professionista dal 1979 si occupa prevalentemente
di fotografia darchitettura e di opere darte, lavorando per le pi importanti
riviste italiane e per famose case editrici in Italia ed allestero.
Ha realizzato anche campagne pubblicitarie,
pubbliredazionali e brochures per : Modiva, Moplefan, Fratelli Rossetti, Fidji,
Ghibli, I.T.V., Amway, Touring, Mini D, Cappelletti, Hermes, Studio Cibic,
Piazza Sempione e Ferro gioielli.
Parallelamente
al lavoro commerciale da sempre ritrae personalit del mondo dellarte e della
cultura. I suoi ritratti negli ultimi quattordici anni vengono regolarmente
pubblicati dalla rivista Juliet Art Magazine.
Ha tenuto mostre presso la Galleria Dantesca di Torino,
Galeria Tovar & Tovar di Bogot, la Galleria Pegaso di Forte dei Marmi, la
Galleria Derbylius di Milano, la libreria Feltrinelli di Milano, l'Universit
Cattolica ed il Lattuada Studio sempre di Milano; sue fotografie sono state
esposte pi volte presso la Fiera dellArte di Bologna, la Galleria LAffiches
di Milano e la mostra itinerante sui diritti delluomo.
Ha insegnate tecniche e storia della fotografia presso
lAteneo Artistico 3 A di Milano nei primi anni ottanta.
Attualmente, parallelamente allattivit commerciale per diversi editori e a numerosi
libricini realizzati in tirature
limitate per le edizioni del Pulcinoelefante, sta sviluppando una ricerca sui
monocromi fotografici sperimentando nuovi supporti come carte da acquarello e
carte orientali fatte a mano, senza peraltro trascurare le nuove tecnologie che
la rivoluzione digitale ha ormai introdotto. Anzi ,negli ultimi anni, lutilizzo del computer lo ha
portato ad una nuova interpretazione del colore, potendolo manipolare
personalmente come aveva sempre fatto in camera oscura per il bianco e nero.
Questo gli ha permesso di lavorare in modo nuovo sia sui ritratti che spesso
sono stati utilizzati per copertine di dischi sia in altri campi dove la rivisitazione dei colori ha
aperto nuovi orizzonti.
Le
cianografie di Luca Carr
Di Vittorio
Fagone
direttore
dellAccademia Carrara di Bergamo
Gli approfondimenti creativi del linguaggio della fotografia
sono obbligati a una preliminare e per molti aspetti decisiva opzione:
intervenire sui meccanismi della ripresa e sui risultati di questa modificando
limmagine cos ottenuta, o lasciare inalterata la processualit automatica
dell atto fotografico - e le inseparabili implicazioni strutturali di un
paradossale ma non inconseguente inconscio tecnologico - a vantaggio di
unesaltazione della complessit dellicona fotografica, sollecitata
attraverso una scansione singolare dei processi di sviluppo e di stampa e con
l'impiego di materiali non convenzionali come supporti sensibili.
Luca Carr, fotografo noto per molti incisivi ritratti di
scrittori ed artisti, nel suo pi diretto lavoro sperimentale privilegia, come
ben dimostra questa mostra, la seconda delle due strategie indicate.
Le Cianografie che egli ha realizzato nel corso degli
ultimi tre anni, dentro un
flessibile ma riconoscibile modello di ricerca, affidando molte delle loro
suggestioni al colore, fluido e dilagante sulla carta dacquarello e virato
verso una risoluzione monocromatica, e alla materialit corposa e goffrata
delle carte, spesso vivacemente pigmentate, sulle quali lessenziale e deciso
segno fotografico viene a depositarsi assumendo unobliqua evidenza.
Diario raccoglie, in una serie di trenta immagini
trascolorate e insieme nitide, emblemi e figure di una quotidianit per intero
consegnata alle cose che esprimono senso e realt, ma che sono anche tracce
inequivocabili di comportamenti e non anonimi rituali domestici.
In Viaggio, nove immagini vengono ordinate in una sequenza
in cui le viste di unautomobile si concatenano dentro una riflessivit
ambigua che ora allude a uno slittante movimento meccanico ora inquadra , in
ellittiche e mai chiuse cornici, frammenti di paesaggi memorabili colti per
un attimo prima della loro cancellazione per distanziamento.
La variata iterazione di un punto di osservazione o di un
elemento rappresentativo simbolicamente concluso e definito alla base di una singolare
configurazione di immagini , scomponibili in unit identiche o similari e tuttavia articolate dentro una
particolare prosodia dove il
supporto colorato a stabilire cadenze e accensioni rivelatrici.
Erbario e Leica,
che rispettivamente fanno riferimento alla infinita variet dei cataloghi
fotografici possibili e allobbligata costanza dei processi di riproduzione
automatica dellimmagine dimostrano quanto efficace possa risultare
lintervento, tecnico e poetico, del fotografo-autore nellorientare analisi e
riconoscimenti della processualit fotografica e nel provocare il contemporaneo
coinvolgimento, percettivo ed emozionale, dello spettatore.
Il produttivo gioco linguistico degli addizionamenti e degli
spostamenti iconografici trova nelle pi recenti ricombinazioni di immagini in
sequenza, Mercato e Cavalli a dondolo unulteriore complessione.
La vistosa disposizione verticale della serie mobilizza
loggetto rappresentato e laura empatica in cui si d ogni rappresentazione
esteticamente connotata.
Il risultato ora unoscillazione e un va e vieni del senso
definito delle immagini radunate
dentro una sola complessiva e generante figura.
Sullautore
Di Nino G.
Gualdoni
Si da il desiderio di rimanere nel solco del passato.
E forse difficile per un europeo e per un italiano in
particolare, considerare una ricerca nel campo immagine in modo totalmente
indipendente dalla soggettivit; la nostra tradizione non si dispone
immediatamente allimmagine prodotta nel distacco e nella distanza per fare
invece suonare il basso continuo del soggetto come soggetto che tende alla
manifestazione di s, sia essa modificazione, impressione o espressione.
Delle modificazioni del territorio e degli interventi su di
esso da parte delluomo, si occupano in America i New Topographers (Deal,
Baltz, Adams), realizzando la loro ricerca su una poetica di autonoma
registrazione della realt, nella esclusione intenzionale del soggetto;
lautore non deve fare altro che riprodurre il volto del mondo in modo
automatico sfruttando lobiettivo del mezzo fotografico e accantonando ogni
momento soggettivo, per affidare limmagine solo ed esclusivamente agli
oggetti: lascia che i fatti parlino da soli.
Se le fotografie di Carr hanno come referenti citt ed
autostrade riprodotte nella loro massiccia presenza di oggetti visivi, la sua
ricerca non si muove tuttavia su una poetica new topographic, per porsi anzi in
modo critico nei suoi confronti e mantenere laccento sul ruolo del soggetto. E
forse viene alla luce il peso della tradizione in questo rifiuto dellabbandono
completo alla realt; un mantenersi nel solco di questa storia che mette in
rilievo lattivit del soggetto, come soggetto che da vita ad una immagine che
significa: il senso non sta nelle cose e nellautonomia del medium, ma nella
scelta delle forme, nella visione che sceglie e che forma.
Cos, in questa distanza dai New Topographers la poetica di
Carr si avvicina alla tradizione della Nuova Oggettivit, riproponendo intenzionalmente
un recupero delle origini, poich si ritiene che la forza della storia non si
sia inaridita. Gli oggetti vengono allora scelti proprio dal soggetto che dal
suo punto di vista ne organizza le forme ed i significati, ne compone gli
elementi in un complesso, nellintento di rendere significative le cose ed il
loro volto.
Ma proprio nella scelta dei riferimenti pi che nella loro
forma che si gioca lo scarto che queste immagini fanno scattare nei confronti
della tradizione a cui si riferiscono. Le strade ed i ponti, tanto nel loro
aspetto quanto nel loro senso, sono accanto alle macchine tra i maggiori segni
della cultura della modernit, e in quanto tali sono tra i referenti elettivi
della fotografia del modernismo, quando essa inseguiva la bellezza della
tecnica.
Le strade del nuovo allora erano nuove. Ma oggi le strade ed
i ponti di queste fotografie si presentano in analogia con quelle immagini ma
non con quella cultura, la notte ed il vuoto hanno sostituito il movimento e le
tensioni, e lo sguardo non fissa nulla davanti a s.
Qui, i rimandi ad una poetica del passato non nascondono che
il loro senso si invertito.
Tanti scatti in bianco e nero per raccontare la
citt monumentale, per ritrarre personaggi famosi e tipici dei Navigli.
Incontro con un Luca Carr che guarda Milano da dietro un obiettivo. Una
galleria di immagini con volti noti, personaggi di quartiere e scorci
suggestivi
QualՏ la tua formazione... come hai
cominciato a fotografare
Credo di aver sempre fotografato fin da bambino
con le tipiche Kodak portatili. Non ho frequentato scuole di settore, ho una
formazione da autodidatta. Fin da ragazzo avevo la mia piccola camera oscura,
in cui ho cominciato a sperimentare con il bianco e nero. E' una tecnica
che mi ha affascinato fin dallinizio della mia esperienza in questo campo,
perch ti permette di padroneggiare ogni fase della costruzione dellimmagine,
dalla composizione o scelta del soggetto fino alla stampa..
Quindi per il tuo lavoro sei partito con il
tuo book sottobraccio per mostrarlo nelle varie agenzie?
Ho frequentato per tre anni il DAMS di Bologna
dove mi hanno affascinato le teorie sulla comunicazione di Thomas Maldonado.
Per mi sono reso subito conto che il DAMS non offre molto dal punto di vista
pratico e quindi mi sono rivolto subito alla sfera professionale. Ho
fatto lassistente a un fotografo di moda degli anni sessanta Alfa
Castaldi. Pi che un tecnico era un poeta della fotografia, vicino agli ambienti
artistici e amico di Mulas. Tramite questo lavoro ho conosciuto un p di gente
di Vogue e ho lavorato come assistente dei fotografi americani che passavano da
Milano. Nel '79 ho aperto il mio studio e ho abbandonato il circuito
professionale della moda per lavorare su immagini di architettura
e sul ritratto
(vedi galleria di immagini). Parallelamente
svolgevo lavori commerciale per banche, case editrici, riviste come Vogue Casa,
Abitare, Spazio Casa.
Quali sono le correnti artistiche o i fotografi
che ti hanno pi influenzato
Amo molto la fotografia americana degli anni
'30, Weston per me era un grande... anche il Gruppo 64 ha prodotto immagini
splendide.
Parlaci della serie Navigli
Ho iniziato a conoscere la zona dei Navigli
frequentando le osterie, poi l'ho scelta per sistemarci il mio
studio. E' un quartiere dai due volti: di sera si popola della fauna notturna
amante dei nuovi locali di tendenza, che hanno sostituito i vecchi bar dove i
vecchietti giocavano a scopa. Di giorno un ambiente da paese, dove tutti si
conoscono come in un grande ed esteso vicinato. Con la serie fotografica dei
Navigli ho cercato di documentare gli attuali cambiamenti in cui vecchio e
nuovo si contaminano attraverso la commistione dei nuovi abitanti (architetti,
fotografi, pubblicitari e creativi in genere) con quelli storici: lartigiano,
il piccolo commerciante (vedi galleria fotografica in basso) che tengono in
vita quellatmosfera particolare che ancora oggi si respira lungo queste
strade.
Le nuove tecniche fotografiche, il mercato della
fotografia a Milano e il rapporto con la pubblicit.
Che rapporto hai con il digitale?
Oggi una tecnica pi che mai necessaria, siamo
passati dalla grana ai pixel. Luso del digitale sia dal punto di vista
commerciale che creativo, grazie a programmi come come Photoshop, permette di
reinventare la foto. E' accentuare quella mancanza di oggettivit, che
caratterizza ogni inquadratura e ogni foto, perch necessariamente sottoposta
alla creativit del singolo fotografo e alle sue scelte e inclinazioni
estetiche.
Che tipo di macchina usi?
Preferisco la Leica per i ritratti, perch una
macchina che fa poco rumore e quindi discreta, in alternativa scelgo il
banco ottico con lastre, da usare sia in studio che in esterni.
Come vedi la situazione del mercato per la
fotografia in Italia?
Langue... Siamo distanti da tutto il mercato
europeo, perch le poche gallerie che si occupano specificatamente di questo
tipo di immagini preferiscono il nome famoso di un fotografo. Possibilmente
morto. A questo si aggiunge la strana prassi del mercato (anche internazionale)
delle tirature, che trovo un errore visto che la fotografia non una tecnica
mutuata dall'incisione (per la quale esiste una tiratura limite dovuta
allusura della lastra per la stampa). Per la fotografia questo problema non
esiste, perch la luce non rovina il negativo. Il mio lavoro, d'altro
canto, pi legato a una dimensione artigianale in cui sono presente a
ogni passaggio, dell'ideazione, allo scatto, alla stampa. Ecco perch uso molto
il bianco e nero, con cui puoi controllare ogni fase del lavoro.
QualՏ il tuo rapporto con la pubblicit?
Ho lavorato molto negli anni ottanta quando vi
erano budget molti alti per la pubblicit, pi recentemente invece il settore
ha avuto contraccolpi e ha cominciato a ridimensionarsi e dunque ho cercato
altri canali.
Nella serie fotografica da titolo Diario
utilizzi carte non fotografiche, una scelta quasi pittorica.
Non tanto pittorica, perch il dettaglio ti
svela la precisione della fotografia e il gusto del particolare. Limpiego
della carta fatta a mano, mi ha portato a un uso delle polveri e dei pigmenti,
in cui il gusto tattile della superficie e del trattamento manuale si addice
alla mia voglia di essere un artigiano della fotografia.
Non ti ha mai affascinato il reportage
verit?
Decisamente no! Mi sono occupato pi di
reportages di architettura (Mackintosh a Glasgow, Olbricht a Darmstad) e diari
personali fatti nei miei viaggi in Europa, Nord Africa, America ed oriente.
La professione del fotografo una delle
carriere auspicate da molti giovani creativi: Luca Carr ci svela luci e ombre
di un settore fra creativit e servizio.
Che consigli daresti ad un giovane che
voglia intraprendere la carriera fotografica
Non credo molto nelle scuole, perch quando mi
capita di avere assistenti che provengono da vari istituti, noto che hanno una preparazione
teorica ma nessuna conoscenza pratica del mestiere. Il tutto miscelato a tanta
arroganza dovuta alla mancanza di conoscenza del mondo professionale. Perci se
non devono lavorare alla copertina di Vogue non vale nemmeno la pena di
lavorare. Invece anche i grandi fotografi fanno lavori pi commerciali.
Consiglierei dunque di cominciare con pi modestia e per le scuole optare per
quelle estere, specialmente elvetiche dove si sono formati fotografi come
Christian Vogt e Oliviero Toscani.
Credo sia interessante visto che, linsegnamento
fatto tramite work shop; lui un grande fotografo che ha avuto alcune cadute
di gusto, ma ha contribuito allo sviluppo del linguaggio pubblicitario con
storiche campagne fin dagli anni settanta.
Angelo Bianco